LA BELLEZZA

Il mio cuore è sempre rimasto legato alla mia terra natia di cui ne ho costantemente apprezzato l’immensa bellezza.

Questo splendido video, prodotto in onore della mia regione, concretizza ciò che sento per l’unico luogo che io chiamo casa.

IL PERICOLO DELLE ZECCHE IN MONTAGNA

In questo articolo voglio parlare di un pericoloso aracnide che infesta i percorsi di trekking ed escursionismo in moltissime zone montane italiane. Più volte la presenza di questo fastidioso parassita ha messo a dura prova la mia passione per l’outdoor in quota, senza riuscire fortunatamente ad averla vinta.

Sto parlano della conosciuta zecca, piccolissimo ectoparassita potenzialmente dannoso per la salute dell’essere umano per la sua capacità di trasmettere malattie nel nostro sangue, di cui si nutre. La “zecca dei boschi” (Ixodes ricinus), si chiama così ma si può trovare in realtà anche nei parchi pubblici e nei giardini privati con erba più alta di dieci centimetri fino a circa 1200 metri di quota, necessita di ambienti molto umidi per sopravvivere ed ha una dimensione che può variare dai soggetti giovanili a quelli più adulti da un minimo di 1 mm fino a 2 mm circa.

Ma come possiamo prevenire il contatto con le zecche per evitare spiacevoli sorprese nel nostro trekking?

E’ sempre consigliabile indossare pantaloni lunghi e chiari per permetterne l’individuazione prima che entrino in contatto con la nostra pelle, possibilmente coi calzini che abbracciano l’orlo dei pantaloni (alternativamente in rete si possono trovare anche degli elastici con chiusura in velcro, per ridurre gli spazi di inserimento del parassita all’interno dell’orlo o della cavigliera dei pantaloni). 

Per tentare di tenerle alla larga si possono usare repellenti degli insetti (deet, picaridina) da cospargere sulla cute, che possono aiutare ma non ne garantiscono l’allontanamento (attenzione, spesso viene raddoppiata la concentrazione di deet, repellente valido per le zanzare ma poco per le zecche, ma nei bambini può avere effetto neurotossico). Repellenti a base di permetrina a basso dosaggio da spruzzarsi sugli indumenti e sugli scarponi e non sulla cute, funzionano molto bene ma sono reperibili in Usa e non in Italia. Si consigliano prodotti come BioKill da spruzzare sugli scarponi o in fondo ai pantaloni un attimo prima di iniziare l’escursione.

Se dopo l’attività in ambiente naturale vi controllate prima della doccia (durante, la zecca potrebbe essere staccata erroneamente ed involontariamente senza che ve ne accorgiate) e trovate la zecca, sappiate che se la estraete entro 48-72 ore in modo corretto, per la maggioranza dei casi non succederà niente (al massimo un pò di arrossamento alla pelle che potrà durare qualche giorno e che dovrà essere valutato immediatamente da medico competente). Più tempo passa senza che ce ne accorgiamo e peggio trattiamo la zecca (ad esempio con creme per la pelle, olii, estrazioni maldestre ecc.) più probabilità ci sarà che liberino nel nostro sangue alcuni patogeni, in quanto una zecca “stressata” tende a rigurgitare il contenuto del suo intestino facendolo entrare nel nostro circolo ematico. La maggior parte delle zecche non è portatrice di patogeni ma la  situazione può cambiare da zona a zona.

MA QUALI SONO I PATOGENI TRASMISSIBILI?

Quando parliamo di possibili patogeni stiamo parlando di:

  • batteri come la Borrelia burgdorferi, che può portare alla malattia di Lime, che scatena nei casi più gravi, anche a distanza di molti mesi, artrosi, disturbi neurologici, al cuore e ad occhi. Altri batteri possibili ma più rari: spirochete Borrelia recurrentis (febbre ricorrente da pidocchi e zecche), Francisella tularensis (tularemia);
  • virus come l’ Arbovirus con febbri emorragiche o encefaliti (Tbe o meningoencefalite da zecche);
  • rickettsie. Febbre Q e febbre bottonosa.

Ma cosa fare se si viene punti?

Niente panico. Le zecche dei boschi sono munite di cheliceri (uncini) che compongono l’apparato boccale, composto anche dal rostro (una sorta di cannuccia) che si conficca nella pelle per raggiungere il sangue. Qui rimane attaccata per molti giorni fino a quando il parassita non si ritiene sazio. Una volta capita l’anatomia dell’apparato boccale è facile intuire come una errata rimozione per torsione o sfregamento del corpo della zecca, possa implicare la rottura del rostro all’interno della nostra cute con conseguente formazione di un piccolo granuloma da corpo estraneo.

La rimozione del parassita deve essere pertanto eseguita delicatamente con pinzette apposite o a tenaglietta (che sembrano una matita a pulsante, come per esempio le pinzette ad uso veterinario): per estrarle basta spingere il pulsante (clip) per aprire la pinzetta, posizionare la pinzetta attorno alla zecca e rilasciare la clip in modo che la pinza stringa SOLO il rostro (apparato boccale) della zecca. Poi bisogna tirare delicatamente verso l’alto fino a quando non si percepisce che il parassita molla la presa. Meglio ancora funzionano le pinzette con punta molto sottile (non a punta piatta come quelle da sopracciglia) da appoggiare sempre molto vicino alla cute e tirare sempre e solo verso l’alto.

Molto importante è bruciare la zecca una volta rimossa.

La zona del nostro corpo dove è avvenuto “il morso” dovrà essere poi accuratamente disinfettata segnando su un calendario o agenda il giorno della puntura e la zona della pelle colpita (si può anche segnare la cute con un pennarello). La zona dovrà costantemente essere controllata per i successivi 30-40 giorni dalla puntura. Ma attenzione: generalmente non serve prendere antibiotici se la zecca è stata tolta nelle tempistiche sopra descritte (recarsi comunque dal proprio medico di fiducia).

Se nel mese successivo alla puntura manifestate malessere o prendete infezioni (bronchite, febbre, ecc.) segnalate immediatamente al medico curante. Idem se in concomitanza della puntura osservate la comparsa di un eritema migrante sintomo della malattia di Lyme. Nel primo caso il medico deciderà se procedere subito o meno con la terapia antibiotica a largo spettro in quanto c’è il rischio che, se l’eritema migrante non è ancora comparso, l’antibiotico ne possa occultare la manifestazione nascondendo così la diagnosi di un eventuale malattia di Lyme.

Ricordo infine che esiste attualmente la possibilità di vaccinarsi per proteggersi dal rischio di contrarre la Tbe (encefalite da zecca) mentre per il morbo di Lyme al momento non esiste ancora vaccino.